Mentre emergono i nomi di coloro che dal prossimo 2 luglio siederanno nel nuovo Europarlamento, è interessante guardare i grafici della presenza delle donne nel corso degli anni: dalla prima elezione del 1979 a quella del 2014, è cresciuta progressivamente dal 16% al 37%. E delle 22 commissioni dell’ultimo parlamento, 12 erano presiedute da donne.
Molto interessante anche la distribuzione delle europarlamentari per Stati: quello con la maggiore rappresentanza femminile è stato Malta, con il 67% di donne, e Svezia e Irlanda affiancate al secondo posto con il 55%. Fanalino di coda la Lituania, dove appena il 9% della rappresentanza all’europarlamento era costituito da donne.
L’Italia non eccelle, ma si colloca comunque al di sopra della media europea, con il 40%.
I nomi delle europarlamentari appena elette non sono ancora definitivi, ma dall’Italia si nota già che le donne prevalgono in due partiti: Lega e Movimento 5 Stelle.
Molte non risultano avere particolari esperienze o qualifiche per contribuire con competenza al dibattito su regolamenti, direttive e decisioni che l’Unione darà agli Stati membri nei prossimi cinque anni.
Ma non mancano le europarlamentari con credenziali di tutto rispetto, quali Irene Tinagli e Caterina Chinnici del Partito Democratico, Silvia Serafina Sardone della Lega e Daniela Rondinelli del Movimento 5 Stelle.
A ciascuna delle elette auguriamo che sappiano essere donne di ascolto e riflessione, capaci di orientare i dibattiti parlamentari oltre le polarizzazioni di partito, perché gli Stati europei che primeggiano per donne nel parlamento nazionale hanno, in generale, legislazioni più attente al benessere della persona e alla conciliazione vita-lavoro.