«Dispiace a tutti, ma è colpa nostra? Sapeva cosa rischiava. Se stava a casa sua sarebbe stata ancora viva!!! Dovete farci sentire responsabili delle libere scelte e rischi di qualcuno che non gli sta bene [sic] come e dove è nato?»
La storia di Josefa, salvata dal naufragio lo scorso anno e ripresa dall’editoriale Combonifem, ha raccolto uno sfogo inatteso: «… è colpa nostra? Dovete farci sentire responsabili…?».
L’intento dell’editoriale, in realtà, non è “colpevolizzare” bensì “responsabilizzare”, ovvero renderci tutti e tutte capaci di risposte adeguate per affrontare al meglio ciò che accade. E possibilmente prevenire ulteriore distruzione e morte.
Aprire gli occhi sulle amare vicende che tanti popoli sopportano nella vicina Africa, dall’Eritrea al Senegal, forse aiuta noi, cittadini e cittadine di una Paese “benestante”, a non colpevolizzare chi cerca di raggiungerci.
Del resto, le migrazioni sono sempre esistite e definirle una minaccia è decisamente fuorviante.
Vanno semplicemente “gestite” bene.
La recente strage di Tajoura, in Libia, rivela ancora una volta ciò che si preferisce ignorare. Sono 23 i campi di detenzione libici gestiti da “milizie” che collaborano con il Governo di Accordo Nazionale: trattengono decine di migliaia di persone dall’Africa Subsahariana, e non solo. Se hanno abbastanza soldi, le consegnano ai trafficanti. Un orribile commercio di persone che guardano all’Europa come al “continente della vita”.
Molti dei nostri antenati hanno guardato alle Americhe con altrettanta speranza.
Questo esodo esiste per cause umane, che si potrebbero anche prevenire: la “casa in fiamme”, la repressione di governi violenti, la guerra che rapina preziose risorse naturali e tortura intere popolazioni.
I battibecchi sterili della politica nostrana lasciano nel silenzio tutte queste situazioni di sofferenza che dilagano oltre i nostri confini.
«Dovete farci sentire responsabili?», chiede con insistenza Roberto.
Forse sarebbe importante sentirci tutti e tutte più “corresponsabili”: il nostro impegno politico, lungimirante e costruttivo, già a partire dal territorio in cui viviamo, può generare iniziative ben informate, trasformanti e pacifiche.
E il dossier sulle migrazioni desidera soltanto incoraggiarle.