L’ondata giovanile che invoca giustizia climatica è in crescita.
Venerdì, 20 settembre 2019, 4 milioni di giovani erano in strada ad ammonire la politica in vista vigilia del Vertice Onu sul clima, svoltosi a New York il 23 settembre per fare il punto sui progressi dell’Accordo di Parigi.
Tante le aspettative del Summit, ma alquanto limitati gli esiti: gli impegni concreti per arginare il cambiamento climatico, che l’Accordo indica come “impegni nazionali volontari”, rimangono poco incisivi.
Come ben ricorda l’enciclica di papa Francesco Laudato si’, giustizia climatica e sociale non possono essere disgiunte: le politiche “verdi” devono armonizzarsi con quelle della vita quotidiana e del lavoro, e il quadro si complica.
Le proteste dei gillet gialli contro l’ecotassa introdotta dal Presidente francese Emmanuel Macron ne sono una espressione, così come la più velata protesta alla proposta del governo italiano di abolire gli incentivi sui carburanti.
Eppure, il futuro della creazione esige un sostanziale allontanamento dallo stile di vita consumista. Gli interventi sono complessi: dalla transizione energetica e industriale alla politica agricola e di consumo del suolo; dalla trasformazione edilizia a quella alimentare.
E che dire dell’immensa quantità di energia consumata da “internet”?
Si calcola che, nel 2015, le banche dati sparse nel mondo, incluse quelle dei social media, abbiano consumato più dell’energia erogata da trenta centrali nucleari. Sostenibile?
Forse l’universo dei “nativi digitali” potrebbe pensarci.
Il 27 settembre, con lo sciopero globale per il clima che anche in Italia tocca tantissime piazze, un invito:
Possiamo iniziare anche un “digiuno digitale”?