Berlino, 9 novembre 1989. Sulla Bornholmer Strasse la pesante barriera che blocca il varco fra Germania Est e Germania Ovest si alza.
Qualche ora prima il capo della sezione del partito comunista di Berlino aveva annunciato che, per viaggi privati, la gente avrebbe potuto recarsi all’Ovest senza restrizioni.
Dal 1961 un muro bloccava l’esodo di coloro che cercavano di raggiungere la Germania Occidentale; era costato la vita a tanti e tante che avevano tentato di oltrepassarlo in segreto. La sera del 9 novembre inizia a sbriciolarsi.
È notte, ma la notizia si diffonde alla velocità di un lampo e fiumi di gente si riversano in strada per raggiungere i varchi. La polizia di frontiera vive momenti di panico, ma non spara.
In tre giorni, a Berlino, 2 milioni di persone attraversano quella “cortina di ferro”; poco meno di quante l’avevano varcata in quasi 12 anni, dal 1949 al 1961.
E lo squarcio che per decenni aveva smembrato la Germania si riempie di abbracci festosi.
Inizia un processo di incontro e trasformazione che ancora oggi investe l'Europa.
E preoccupano i rigurgiti xenofobi e nazionalisti in quei Paesi dell'Est che prima del 1989 erano pervasi dal desiderio di varcare i confini.
Il mondo pullula di vestigia di muri e muraglie, testimoni silenziose di assalti e guerre, argini contro la paura del “nemico” aggressore.
In passato, le mura delle città erano bastioni di difesa, entro i quali la gente si sentiva sicura.
Oggi, a trent’anni dal “crollo” del muro di Berlino, i cui brandelli sono coperti di colore, che senso hanno oggi i muri? Quali paure tentano di arginare?
Oggi i “muri di separazione”, quelli più terribili, non sono di ferro e cemento; sono quelli di una scandalosa e crescente disuguaglianza economica e sociale.
E su chi osa valicare quei muri si continua a sparare, perché non vengano oltrepassati.
Le dittature lo hanno sempre fatto, con efferata violenza, e continuano a farlo, ieri come oggi.
Quanto sta avvenendo in Cile, Iraq e a Hong Kong lo dimostra.
Eppure, tutti i muri e le muraglie della storia hanno brecce e varchi, come quello di Berlino.
Quando la popolazione anela all’incontro e alla giustizia, ogni muro è destinato prima o poi a sbriciolarsi, che sia fatto di ferro e cemento o di scandalosa “in-equità”, che in italiano è “iniquità”, ovvero malvagità.
E contro la malvagità umana ognuno e ognuna di noi può fare la sua parte.