25 novembre, Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.
Le iniziative per arginare gli abusi si sono moltiplicate negli anni, ma gli effetti rimangono ancora limitati.
Nel 2019, per esempio, il Ministero dell’Interno indica che il numero di femminicidi è rimasto costante rispetto al 2018.
Nell’agosto di quest’anno la legge Codice Rosso ha introdotto nuovi strumenti a tutela delle vittime, ma con non poche criticità.
La sfida, allora, rimane anzitutto culturale: è necessario prevenire la violenza educandoci al rispetto.
Contesti familiari violenti offrono modelli di relazione fuorvianti, che spesso vengono percepiti come normali da ragazzi e ragazze e, talvolta, diventano anche i loro comportamenti.
Secondo una ricerca effettuata dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, circa 1 ragazza su 10 è stata aggredita verbalmente dal proprio fidanzato; per quasi metà dei casi l’episodio è avvenuto in pubblico, per futili motivi, e 1 ragazza su 20 viene addirittura picchiata.
Oltre a quella fisica, dilagano forme più subdole di violenza, come quella psicologica, che si manifesta con smania di possesso e di controllo. Una ragazza su 5 ha subito scenate di gelosia per il suo abbigliamento o perché, a detta del “suo ragazzo”, era troppo espansiva con altre persone.
Il 17% dei ragazzi controlla di frequente il cellulare della fidanzata, per verificare messaggi e chiamate, e in 3 casi su 4, la giovane condona tale comportamento.
Educare le nuove generazioni al rispetto permette di interrompere una catena di errori che annienta l’armonia sociale, ma è un impegno che non può essere delegato alla scuola, e tantomeno alle sole donne.
Cari uomini, tocca anche a voi.
Come dice Alessio Miceli, di Maschile Plurale, «...per il soggetto che, pur non dichiarandolo, si concepisce come unico, fare “autocoscienza” è rendersi conto della propria parzialità, lavorare a “togliere” l’idea di essere il soggetto che mappa il campo e definisce il mondo. È un percorso che regala molto. È una moltiplicazione, un’abbondanza. Ti ritrovi una tavola imbandita per tanti anziché tanto cibo per uno».
Educarsi al rispetto è un cammino da percorrere insieme, fra generi e generazioni.