Chi non ricorda la Conferenza di Pechino, che segnò la promozione delle politiche di genere?
Era la IV conferenza mondiale delle donne e si svolse dal 4 al 15 settembre 1995.
Se la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne costituisce il suo frutto più concreto da un punto di vista giuridico, la Piattaforma d’Azione ne costituisce quello politicamente più rilevante: i diritti delle donne sono diritti umani.
Da allora le politiche nazionali e internazionali hanno dato crescente attenzione al valore sociale, economico e politico delle donne, anche se non ovunque allo stesso modo.
A un quarto di secolo da quello storico evento, quali bilanci?
Sulla base del “bilancio di genere”, strumento di rendicontazione e di riprogrammazione della spesa pubblica per valutare come le scelte politiche impattino diversamente su uomini e donne, i progressi non risultano particolarmente incoraggianti.
Se già nel 2015 si riscontravano ritardi sconfortanti dopo due decadi, oggi sembra di arretrare, anziché progredire.
Infatti, mentre nel 2015 si prospettavano «ancora 81 anni per raggiungere la parità nella partecipazione al mercato del lavoro, più di 75 anni per ottenere retribuzioni uguali a parità di lavoro e circa 50 anni per la parità nella rappresentanza politica», il Global Gender Gap Report 2020, recentemente pubblicato dal Foro Economico Mondiale, afferma che per conseguire la parità di genere si dovranno attendere 99 anni … e forse anche molti di più!
Le disparità culturali fra nazioni e regioni del globo incidono certamente nel ritardare questo traguardo di giustizia: se gli aborti selettivi di feti femminili sono ancora tanto diffusi, che cosa possiamo celebrare?
Eppure, oltre tante aride statistiche, alcune buone notizie non mancano.
Da dieci anni a Piplantri, villaggio del Rajasthan (India), la nascita di una figlia, altrove considerata una sventura, viene celebrata piantando centoundici alberi da frutta, perché 111, nella cultura locale, è numero di buon auspicio. Così la popolazione contrasta i pregiudizi verso le donne e, allo stesso tempo, migliora la qualità della propria vita: oggi quasi 350,000 alberi “nati con le bambine” provvedono ossigeno e cibo. Inoltre gli abitanti donano alla famiglia di ogni neonata quasi 400 euro per sostenere la sua educazione, e i genitori si impegnano a garantire che la figlia non si sposi prima dei diciotto anni, perché anche lei ha diritto a studiare.
Anche la Chiesa cattolica, con il peso della sua tradizione patriarcale, sta gradualmente valorizzando le donne: Il 15 gennaio 2020 papa Francesco ha nominato la prima “sottosegretaria” nella Segreteria di Stato del Vaticano.
Sarebbe bello raccontare altri piccoli e grandi cambiamenti culturali in atto: sono passi lenti di trasformazione, che però rendono i “bilanci delle donne” molto più positivi!