La “Giornata di profughi e profughe”, costrette a spostarsi per fame e violenza anche quando il mondo si ferma per la pandemia, merita grande attenzione e questa newsletter intendeva essere dedicata a loro: per conoscere la situazione e comprenderla, oltre i troppi luoghi comuni; almeno il 20 giugno, giornata che l’Onu dedica a loro.
Ma la lettera di Antonietta Potente diretta a Monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio vaticano negli Usa, è troppo urgente.
Come può un «cristiano e vescovo» schierarsi a fianco di Donald Trump contro coloro che denunciano il razzismo che uccide?
Come può lui definire «figli delle tenebre» coloro che osservano la quarantena o che difendono la dignità afroamericana e protestano contro gli episodi di violenza della polizia?
«Siamo profondamente indignate per le parole che lei ha espresso in appoggio al presidente Trump, fautore di una politica che, in questi ultimi mesi, si è mostrata sempre più discriminatoria e violenta, sia nell’emergenza sanitaria, sia in questi ultimi fatti di razzismo. Ci sembra che usare le Scritture per giustificare la politica violenta del presidente Trump è come dare le “perle ai porci” secondo le parole evangeliche: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe” (cfr. Mt 7,6). Il linguaggio che lei usa nel suo messaggio al presidente degli Stati Uniti ci provoca a prendere le distanze e a denunciare l’ambiguità del suo pensiero e della sua posizione».
Come Combonifem condividiamo l’indignazione che Antonietta Potente esprime a nome delle religiose domenicane: «Noi pensiamo che certi atteggiamenti, così come il linguaggio che lei usa, sono alimentati da una mentalità omofoba e dunque discriminatoria».
Per questo rilanciamo con convinzione la sua “lettera aperta” e invitiamo a fare altrettanto.