Avete mai sentito parlare di Abu Zaabal?
Nel 1979 nessuno sapeva dove fosse, se non i lebbrosi e le lebbrose che vi erano confinati.
Una "prigione a cielo aperto", sperduta fra le pietre e la polvere del deserto che spazia fra Il Cairo e Alessandria d’Egitto.
Helen, suora vincenziana, lo scoprì per il fetore aspro e pregnante che emanava dal luogo. Lo cercava da mesi; cercava quei corpi sfigurati e condannati all’emarginazione sociale per “riportarli in vita”. Ma loro, nonostante le sue ripetute visite, rimanevano ostinatamente invisibili. Solo la voce flebile di una bambina squarcia l’isolamento: «È buona la frutta che ci porti. Perché non sei venuta ieri? Ti aspettavo».
L’incontro di due donne appartenenti a generazioni e mondi tanto distanti trasforma quel luogo di maledizione in luogo di riscatto. E altre donne, missionarie comboniane ed elisabettine, lo rendono addirittura L’oasi delle rose che Sandra Manzella racconta nel suo libro.
Pagina dopo pagina ci fa incontrare donne e uomini che la lebbra ha sfigurato ma non reso inermi.
La sua familiarità con il lebbrosario scaturisce da un altro incontro fra donne: è l’invito sorridente di Attilia Dall’Armi, suora missionaria comboniana, a condurla per la prima volta ad Abu Zaabal.
Domenica 27 settembre dalle ore 17.00 alle 19.00 Combonifem rende omaggio in Verona a quella rete di solidarietà internazionale e locale che tante donne hanno tessuto coinvolgendo anche tanti uomini: grazie a loro l’obbrobrio fetido di Abu Zaabal è diventato un’oasi di fragrante dignità.
Con ingresso da via Monte Ortigara 10, l’evento di presentazione del libro, con prenotazione al numero 348 0046 062 per evitare assembramenti, vedrà Sandra Manzella accompagnata dalle sculture di Donata Lorenzetti e dalla musica di Giuliano Perboni, perché Abu Zaabal è una piccola, grande opera d’arte.
Un canto alla vita!