Il 12 aprile 2021 la nomina della cinquantaseienne Maria Chiara Carrozza a presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) è degna di plauso.
Lei stessa si è così espressa: «Essere la prima donna alla guida del più importante centro di ricerca del Paese è una sfida e una responsabilità senza precedenti. Ma anche un cambio di passo e di prospettiva».
Con un dottorato in ingegneria alla Scuola Superiore Sant'Anna, di cui è stata eletta rettrice nel 2007 (prima donna in Italia ai vertici di un ateneo), dal 2013 al 2014 è stata anche ministra dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca nel governo Letta. È indubbiamente una presenza femminile di alto profilo. Per l’Italia, che nel Rapporto globale sulle diseguaglianze di genere 2020 si colloca al 76° posto, la sua nomina è un bel progresso.
Il 14 aprile, ovvero due giorni dopo, il Fondo Onu per la popolazione ha pubblicato il Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2021, il primo a trattare dell’autonomia corporea.
Intitolato Il corpo è mio. Diritto all’autonomia e all’auto-determinazione lascia emergere dati inquietanti: nel mondo poco più della metà delle donne (55%) può scegliere in autonomia sulle tre dimensioni stabilite dall’indicatore per lo sviluppo sostenibile 2030: salute, contraccezione e dire sì o no a un rapporto sessuale. Natalia Kanem, e non solo lei, è indignata.
Le differenze sono marcate fra Paesi e anche in relazione ai tre diversi indicatori, ma a più di 25 anni dalla IV Conferenza mondiale delle donne a Pechino è chiaro che i diritti delle donne non sono ancora diritti umani… e questo è un grave regresso.