Lo temevamo ed è avvenuto.
Reporters Sans Frontiers, l’ong internazionale che dal 1985 promuove e difende la libertà d’informazione nel mondo, ha appena pubblicato un inquietante rapporto sulla sorte delle giornaliste afgane.
Nonostante le rassicurazioni fornite dai talebani, delle 700 giornaliste che operavano nei media indipendenti afgani meno di 100 continuano formalmente il loro lavoro, ma ostacolate da crescenti restrizioni.
Nelle province del Paese, le donne dei media indipendenti sono già diventate mute: solo gli uomini possono continuare a lavorare. Nell’emittente di stato, Radio Television Afghanistan (Rta), che fino a metà agosto contava 140 giornaliste, le donne oggi non possono più metter piede.
A Kabul, le rare emittenti private ancora operative hanno visto le poche giornaliste rimaste venire aggredite in strada per il semplice fatto di svolgere il proprio lavoro: raccogliere informazioni. Quelle che osano comunque divulgare qualche notizia possono farlo esclusivamente dal "rifugio" di casa.
La voce delle giornaliste afgane sta scomparendo: se loro non avranno più la parola, che ne sarà di quella delle altre donne afgane rimaste nel Paese?