Giovedì, 10 Marzo 2022 13:46

La violenza sconfitta dall'accoglienza

Da due settimane in Ucraina è esplosa una violenza mostruosa, che sempre più si accanisce contro persone inermi; adesso anche donne gestanti.

Il 9 marzo la maternità e la pediatria dell’ospedale di Mariupol sono state completamente sventrate da un bombardamento aereo russo. Dei tre edifici di quel complesso ospedaliero, uno non esiste più.
In quel luogo di cura, che generava vita, campeggia un cratere spaventoso. Il video trasmesso dal corrispondente della BBC è raccapricciante.

I crimini di guerra si accumulano giorno dopo giorno, come le salme nelle fosse comuni.
Ma le donne danno vita anche nelle tenebre della devastazione: lo hanno continuato a fare in tutte le situazioni di morte.
La resistenza del popolo ucraino è legittima e sempre più disperata, al punto che in pochi giorni un convinto pacifista come Vito Mancuso è passato dal detto “se vuoi la pace, prepara la pace” alla necessità di rispondere all’appello del popolo ucraino che chiede armi per difendersi.

Ma c’è una luce che brilla nelle tenebre della devastazione, la solidarietà umana.

Quella delle decine di migliaia di persone russe che affrontano il rischio del carcere per dissociarsi dall’aggressione distruttiva del loro stesso governo: riconoscono e difendono la dignità di quel popolo che “accolgono” come “fratello”.
Quella delle decine di migliaia di cittadini e cittadine d’Europa che, in modo più o meno organizzato, accolgono con una bevanda calda, un passaggio, cibo e alloggio chi fugge dai bombardamenti: già ben oltre 2 milioni di persone, per metà neppure maggiorenni.

Quanto durerà questa aggressione folle e assassina, che Putin continua a definire “operazione militare”? Difficile dirlo, ancor più dopo il ripetuto fallimento dei negoziati.
Ma se l’incognita prevale sul fronte della violenza, la certezza risponde nei gesti dell’accoglienza.
Alla vigilia dell’8 marzo anche la Casa Madre delle Suore missionarie comboniane ha aperto le sue porte con un “abbraccio”, un po’ di cibo e un letto per 32 persone ucraine, in prevalenza donne, bambini e bambine. E loro hanno ripreso l’esodo con il volto meno sconvolto dal dolore. Quel frammento di serenità ritrovata lo hanno lasciato in dono ai 150 anni di vita delle comboniane: il modo più bello di celebrare il Giubileo è accogliere!
E non solo chi fugge dalla guerra in Ucraina, ma anche chi fugge da ogni altra guerra, vicina e lontana: in Africa, in Asia, nelle Americhe.
Accogliere chiunque si sottrae disperatamente a ogni forma di sopraffazione.

Questo può fare l’accoglienza: “rigenerare" la vita che ogni violenza massacra!

E allora parliamone. Sabato 12 marzo alle 20.30 la Famiglia Comboniana ascolta il dramma dei respingimenti in Val di Susa: l’evento in presenza a Bardonecchia con interventi, tra gli altri, di don Luigi Ciotti e Pietro Bartolo, è trasmesso anche in diretta streaming.

E che dire dello ius scholae? Il 9 marzo la commissione Affari costituzionali della Camera lo ha adottato per la riforma della cittadinanza, che è l’espressione più duratura e feconda dell’accoglienza.

CHI SIAMO

Il Centro di Comunicazione Combonifem è un stato costituito a Verona dalle Suore missionarie comboniane nel 2008.

Attraverso una rivista, un sito web e social media correlati promuove la dignità di ogni persona nel rispetto delle differenze di genere, di cultura e di religione, per far crescere società inclusive attente al bene comune.

Il nome stesso, “Comboni-fem”, esprime il valore della prospettiva femminile nella comunicazione ...

 

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