In attesa del 25 novembre, che dal 1999 segna la Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne, UnWomen e Unodc, rispettivamente agenzie Onu per le donne e per il contrasto alla droga e al crimine, hanno pubblicato un interessante rapporto, che raccoglie dati sugli omicidi di genere.
Gender-related killings of women and girls (femicide/feminicide): Improving data to improve responses attinge a studi e ricerche di respiro mondiale: nel 2021, su 81.100 omicidi di donne e ragazze, 45.000 erano per mano del partner o di un familiare.
In valori assoluti, il continente più colpito è l’Asia, con 17.800 vittime, seguita dall’Africa con 17.200 e, a distanza, le Americhe con 7.500, l’Europa con 2.500 e l’Oceania con 300.
In valori percentuali, però, le cifre cambiano: per ogni 100.000 donne che abitano il continente, quelle uccise dal partner o da un familiare sono 2.5 in Africa, 1.4 nelle Americhe, 1.2 in Oceania, 0.8 in Asia e 0.6 in Europa.
Le vittime di omicidio sono per l’80% uomini, ma nella sfera domestica sono principalmente donne. Contando ogni vittima, il rapporto intende prevenire i femminicidi e non lasciarli impuniti, ma sono ancora molte le ombre da chiarire se circa 4 su 10 omicidi di donne rimangono ancora senza un chiaro movente.
In Italia, il 25 novembre l’Istat organizza il convegno “Proteggere le donne. Dati e analisi per contrastare la violenza di genere”, che può essere seguito anche da remoto. Quest’anno, alla vigilia della Giornata, risultano 105 donne uccise, di cui 89 in ambiente domestico e 52 per mano del compagno o dell’ex. Altri dati sono già pubblicati.
L’approvazione unanime per istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio sembra una buona notizia, mentre le iniziative per denunciare il fenomeno sono iniziate già da alcuni giorni: a Verona, per esempio, il 22 novembre varie associazioni, tra cui Il filo di Arianna, Isolina e…, Telefono rosa, Aied e i sindacati Cgil, Cisl e Uil, alle 19.00 in piazza Bra’ hanno letto i nomi delle vittime. Prima, però, presso la Società Letteraria, avevano ascoltato la giornalista iraniana Hana Namdari denunciare un altro femminicidio, quello di Stato, perpetrato dall’Iran contro le proprie donne.
Dall’uccisione di Mahsa Amini, una protesta giovanile trasversale lo denuncia ogni giorno, e tante altre ragazze e giovani donne sono state uccise e violentate.
È un femminicidio di Stato che dovremmo denunciare molto di più!