Verona, 7 febbraio. Stefano Squarcina, funzionario del parlamento europeo, parla al pubblico in Sala Africa, a Verona.
Rifuggendo da termini troppo tecnici lancia l’allarme: se la temperatura ai poli è ormai prossima a -5°C anziché agli usuali -35°C, e la coltre di ghiaccio della tundra siberiana si scioglie, arriveremo presto al punto di non ritorno.
Il pianeta entrerà nel vortice di un cambiamento di temperatura troppo rapido per rendere possibile alle specie viventi di adattarsi.
E si spalanca un baratro profondo e incognito. Che fare?
I governi procedono con lentezza. Basti pensare che lo storico Accordo di Parigi sottoscritto il 12 dicembre 2015 da 193 nazioni per arginare il riscaldamento climatico, è entrato in vigore soltanto il 4 novembre 2016. Peraltro non prevede sanzioni per i Paesi inadempienti e il fondo di 100 miliardi annui promessi ai Paesi poveri per finanziare l’adattamento climatico semplicemente non c’è.
Ma un bell’esempio di spirito di iniziativa viene dalla società civile.
Mentre i vertici internazionali sul clima rimanevano penosamente inconcludenti, alla fine del 2011 gli studenti di alcune università Usa chiesero alle rispettive amministrazioni di togliere i propri fondi da società connesse alla estrazione e vendita di energia fossile.
Così iniziò il movimento Divestment che si è rapidamente diffuso e ha mobilitato anche gruppi religiosi.
Fra questi il Movimento cattolico mondiale per il clima (Global Catholic Climate Movement), che è attivo da anni con la campagna #divest, volta a sottrarre fondi alle energie fossili per investirli nelle rinnovabili.
Oggi sono 680 le istituzioni impegnate a trasferire i propri soldi da società che promuovono combustibili climalteranti a quelle che investono nelle energie pulite. Sono università, compagnie di assicurazione, istituti religiosi; dal Canada alla Svezia, dalla Francia alla Nuova Zelanda.
Un patrimonio di oltre 5.100 miliardi di dollari. Fondi pensione e società assicurative sono più sensibili alle richieste dei propri clienti.
Gruppi, associazioni e istituti religiosi si stanno mobilitando anche in Italia.
A fine gennaio, presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, si è tenuta una conferenza sul tema: “Laudato si’ e Investimenti cattolici: energia pulita per la nostra Casa comune”, volta a anche promuovere la campagna #DivestItaly.
Fra le relatrici ben rappresentate le donne, fra cui Christiana Figueres (nella foto), ex Segretaria Esecutiva dell’Unfccc.
Come in passato la campagna di disinvestimento ha contribuito a liberare il Sudafrica dall’apartheid, non può oggi contribuire a liberare il pianeta dall’autodistruzione?
Allora, senza scoraggiarsi troppo per la lentezza dei governi, qualcosa si può fare, anzi, si sta già facendo. DivestItaly!