Marzo, mese dedicato alle donne.
Una molteplicità di iniziative per celebrarle.
Ma oltre la Giornata internazionale dell’8 marzo, o di qualche serata o evento collaterale, servirebbero percorsi continuativi di trasformazione culturale, graduale e profonda, che permettessero a uomini e donne di non lasciarsi ingabbiare in stereotipi che tarpano le ali.
Cliché che ogni cultura crea e cerca di perpetuare, attraverso i modelli proposti con il proprio sistema educativo: formale, come la scuola ed i suoi programmi, e informale, come la famiglia e i media. “Bulli” e “pupe”, ricorda Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, sono cliché che prendono forma molto presto, prima dell’adolescenza, e contaminano la relazione di genere nell’età adulta. Il maschio “bullo” diventa dominatore, spesso violento.
Per liberarsi da questi cliché servono percorsi educativi, formali e informali. Per questo Combonifem incoraggia e promuove le iniziative che stanno fiorendo in Italia e altrove per educare alla “reciprocità”, alla responsabilità condivisa nel prendersi cura delle persone, tutte: maschi e femmine.
La biologia distingue fra maschile e femminile, ma è la cultura che plasma le caratteristiche attribuite all’uomo e alla donna: definisce ruoli, competenze, tratti distintivi. Ogni cultura i propri. Ed è possibile farli evolvere, trasformarli. A marzo il dossier di Combonifem magazine riflette proprio su questo.
Il 4 marzo alle ore 20.30 ne parleranno a Verona, Amina Al Zeer, italo-palestinese, del Progetto Aisha di Milano, e Marisa Mazzi, presidente dell’associazione veronese Isolina e…. Entrambe hanno avviato processi educativi per liberare uomini e donne dalla gabbia degli stereotipi.
Se conoscete altre iniziative che, con paziente perseveranza, procedono da tempo nel solco della trasformazione culturale, fatecele conoscere.
Insieme sarà più facile crescere nella “partnership”!