Sì! Ieri 8 marzo abbiamo celebrato!
Ma non con le mimose che la tradizione ci porge.
Abbiamo celebrato questa ricorrenza delle donne con gli uomini, padri, sposi, fratelli, figli, nipoti, che ogni giorno, anno dopo anno, non si atteggiano a despoti, non impongono la loro forza fisica e non reclamano supremazia, né in famiglia né sul lavoro.
Celebriamo questo giorno con coloro che ogni altro giorno si scoprono in ricerca, per capire meglio se stessi e le donne che popolano il loro mondo.
Abbiamo celebrato questo giorno con le donne che non si lasciano ridurre a bambole da vetrina o veline da spettacoli insulsi; con le donne che non hanno bisogno del principe azzurro per vivere.
Se nonunadimeno chiama allo sciopero «da tutte le forme di lavoro di cura, affettivo e sessuo-affettivo, sia gratuito che retribuito, dalle mansioni contrattuali, esplicite e implicite, naturalizzate e genderizzate in ogni luogo di lavoro, di non lavoro e di vita», noi invitiamo a trasformare relazioni malate superando stereotipi e contrapposizioni deleterie.
Perché, se Lucrezia Reichlin ci ricorda che c’è ancora molto da fare per conseguire la parità di genere nel mondo del lavoro, noi sappiamo che per crescere in armonia serve anzitutto una trasformazione culturale, in Italia come altrove. Un cambiamento lento ma possibile, che apprezza le differenze e ne coltiva la collaborazione.
Allora questo giorno va celebrato con una molteplicità di fiori: sono il contributo unico, variopinto, di ogni persona, donna e uomo, in cammino per far splendere la propria dignità e sorridere alla vita, propria e altrui.
A voi e noi, buona festa, …ogni giorno!