Nella società fluida che ammette molteplici verità, il Festival della Filosofia, che si è svolto dal 14 al 16 settembre a Modena, Carpi, Sassuolo, ha scelto un tema intrigante: la verità.
Le lezioni magistrali susseguitesi negli intensi giorni dell’evento ne hanno sviscerato la ricerca da molteplici prospettive.
Anna Maria Lorusso, professoressa di Semiotica presso l’Università di Bologna, che di recente ha pubblicato Postverità. Fra reality tv, social media e storytelling, si è soffermata sull’accuratezza dell’informazione discutendo “L’illusione del fact checking”, ovvero il fatto che verificare la correttezza di singoli dati o termini non basta: «La deformazione dell’informazione è tale che non è possibile correggerla neppure esibendo dati oggettivi. La Tv e i social media ci hanno abituato a dare credito anche a opinioni ben poco fondate, perché tutti parlano di tutto senza averne adeguata cognizione», come nel “caso vaccini”.
Radio 3 ha dedicato una “diretta dal festival” nel programma Fahrnheit, con interventi molto interessanti: i social media rinchiudono in “bolle informative” molto pericolose. La persona che naviga in rete e posta su facebook rimane chiusa all’interno di un riduttivo orizzonte di informazione, dove incontra grossolane semplificazioni della realtà che confermano, spesso, ciò che già pensa.
Per Luigi Ferrajoli, professore emerito di Filosofia del diritto presso l’Università degli Studi Roma Tre e protagonista del dibattito giuridico internazionale, la “bolla informativa” causa discrepanze incredibili fra dati e percezione e lo spauracchio “insicurezza” ne è un esempio paradossale.
Attualmente gli omicidi in Italia sono 397 all’anno, di cui un terzo sono femminicidi consumati nelle mura domestiche. Nel 1988, con una popolazione di 56 milioni, erano 2.000. Se la cifra è così contenuta in rapporto ai 60 milioni di abitanti di oggi, «perché abbiamo la sensazione di vivere nella giungla» e di non poter camminare liberamente sulle nostre strade?
Dal 14 settembre 2018, recependo una direttiva europea, sono cambiate le regole per il porto d’armi in Italia. Per Piergiulio Biatta, presidente dell'osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia, le modifiche introdotte rispondono più alle pressioni della lobby delle armi che alle reali necessità della cittadinanza. Per noi è preoccupante anche che non ci sia obbligo di avvisare i propri conviventi del possesso di armi.
Finora in Italia quasi nessuno va in giro armato, mentre negli Usa tutti si armano per “legittima difesa” e gli omicidi sono ben 30.000 all’anno. Non è un paradosso?
C’è un problema grave nell’informazione: la tv e i social media sono diventati una fabbrica di “verità distorte”, di grandi bugie. Una grave minaccia per la convivenza civile e il nostro modello di democrazia.
Ma è possibile uscire dalla “bolla informativa” che ci ingabbia: basta avere il coraggio di confrontarsi serenamente con prospettive diverse, per comprendere meglio la grande complessità di ciò che accade.