Giovedì, 27 Gennaio 2022 17:57

Transizione energetica dal basso

Il 15 dicembre 2021 è entrato in vigore il decreto legislativo Red II, che dà attuazione in Italia alla Direttiva comunitaria 2018/2001 in materia di energie rinnovabili. Il testo, molto articolato, tratta anche di Comunità energetiche rinnovabili (Cer) e forme di autoconsumo collettivo, entrambe opportunità importanti per debellare la “povertà energetica”. Combonifem ne parla con Gabriella De Maio, docente di Diritto dell’energia nel dipartimento di Giurisprudenza, Università degli Studi di Napoli Federico II, e coordinatrice dell’Italian Forum of Energy Communities (Ifec)

Da dove nasce il suo interesse per le Comunità energetiche rinnovabili?
Dalla ricerca scientifica che conduco sui nuovi concetti e soggetti giuridici introdotti dalle direttive europee di ultima generazione, tra cui l’energia rinnovabile decentrata, l’autoconsumo, i prosumer e le comunità energetiche. Frutto di tale ricerca è la monografia Fiscalità energetica e cambiamento climatico in cui evidenzio che la visuale del legislatore europeo è mutata non solo nel lessico ma anche nell’individuazione dei protagonisti dei futuri scenari energetici, che possono diventare destinatari di agevolazioni fiscali negli Stati dell’Unione Europea (Ue). Stiamo assistendo a un cambio di paradigma basato sulla penetrazione delle energie rinnovabili nei mercati, sull’evoluzione dei consumatori in autoproduttori e sulla decentralizzazione della generazione elettrica; ciò richiede un sostanziale cambio di visione strategica, anche nelle politiche e decisioni pubbliche.

Quale valore assume l’Unione Europea nel promuovere lo sviluppo delle Cer?
L’Ue non promuove solo le Cer ma più in generale le nuove configurazioni di sistema basate su forme di condivisione di energia. Da tempo il legislatore europeo considera l’apporto delle scelte dei cittadini un aspetto imprescindibile del processo di decarbonizzazione, e da tempo l’Unione utilizza la leva fiscale per promuovere – tramite le “spinte gentili” – comportamenti virtuosi che riguardano il settore pubblico e privato. In tal modo incentiva il raggiungimento degli obiettivi prefissati a livello europeo e internazionale.

Che cosa ha ritardato in Italia lo sviluppo della condivisione di energia?
Più che muoversi in ritardo, l’ordinamento italiano ha preferito introdurre una normativa sperimentale che consentisse di valutare – specie sotto il profilo tecnico e con alcuni limiti di potenza specifici – l’impatto dell’implementazione dei nuovi modelli entro il sistema complessivo di produzione di energia. Con l’emanazione del Decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, ha recepito integralmente la Direttiva Ue 2018/2001, innalzando i limiti tecnici e disciplinando al capo II i regimi di sostegno e le caratteristiche generali per incentivare le Cer. I prossimi mesi saranno cruciali per innovare fortemente il nostro sistema elettrico anche tramite le comunità energetiche: lo si evince dall’introduzione nel decreto di norme per coordinare il Pnrr con gli strumenti che incentivano le Cer.

Quali criticità si prospettano?
A partire da come costituire una Cer, da un punto di vista giuridico le sfide interpretative sono innumerevoli: quali sono i soggetti che possono farne parte, come la Cer (che sarà un soggetto di diritto a sé stante) si muove in un ordinamento con previsioni specifiche per gli enti del terzo settore, ecc. Sono fondamentali un’emanazione rapida dei decreti attuativi, una chiara e puntuale politica regolatoria nonché un’effettiva e leale collaborazione tra i vari attori istituzionali coinvolti: solo così potremo cogliere le sfide e le opportunità di questo momento di svolta. 

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Last modified on Giovedì, 27 Gennaio 2022 18:06

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