Dal 15 al 28 agosto poche donne osavano uscire in strada per raggiungere l’aeroporto di Kabul in cerca di scampo, soprattutto se non avevano un burqa a portata di mano. Molte hanno cercato di varcare i confini via terra, e moltissime sono rimaste “sepolte” in casa. Ma c’è ancora un modo per sottrarle alla violenta oppressione talebana: l’attivazione di evacuazioni mirate. Dal 2016 l’Italia è stata pioniera nell’accogliere persone particolarmente vulnerabili attraverso il partenariato pubblico-privato dei “corridoi umanitari” avviati dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Tavola Valdese.
Corridoi di speranza
Il 16 agosto, prima che terminasse l’umiliante ritirata da Kabul, gruppi eterogenei per affiliazione politica e religiosa lanciano una petizione al governo italiano per «portare in salvo» coloro che rischiano ritorsioni e torture, anzitutto perché donne.
Il gruppo Donne 22 febbraio di Brescia, l’associazione laica di ispirazione cristiana Le rose bianche, le Donne in nero e anche Il Manifesto... In pochi giorni la petizione raccoglie quasi 500.000 firme e sollecita il governo italiano ad aprire “corridoi umanitari” dall’Afghanistan.
La Tavola Valdese e la Comunità Sant’Egidio, che dal 2016 gestiscono “corridoi umanitari” per profughi, in prevalenza siriani e sudanesi, in arrivo dal Libano e dall’Etiopia, hanno ribadito la loro disponibilità al governo italiano, ma trovare una formula consona alla situazione afghana è oltremodo difficile: le persone più esposte alle ritorsioni talebane, in particolare le donne, non riescono a fuggire dal Paese.
Tentativi in atto
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è riuscito a promuovere un’azione congiunta del G20: sebbene i presidenti di Cina e Russia si siano fatti rappresentare da figure marginali, il 12 ottobre è arrivata la prima risposta multilaterale alla crisi afghana. Per scongiurare una catastrofe umanitaria la conferenza ha concordato di assistere il popolo afghano attraverso l’Onu; senza dare riconoscimento al governo talebano il G20 ha stanziato i primi fondi diretti alla popolazione affamata.