Giovedì, 28 Febbraio 2019 10:47

Illuminazioni di tolleranza

Nello scenario delle religioni, il buddhismo ha da sempre goduto della fama di religione pacifista. Il corpus degli insegnamenti buddhisti, combinazione tra aspetti psicologici e tecniche di meditazione, è conosciuto anche come “Scienza della mente buddhista” e costituisce una vera e propria filosofia di vita che si rivolge al controllo della mente e delle azioni dell’individuo

Fondando la propria base sul precetto dell’astensione dall’uccidere o dal nuocere agli esseri viventi, siano questi umani o animali, è normale comprendere come la maggioranza degli studiosi moderni contempli il buddhismo come credo incompatibile con qualsiasi tipo di violenza.
Quest’affermazione trova conferma nella lettura delle parole di Tenzin Gyatso, attuale XIV Dalai Lama, il quale afferma che occorre insegnare sin dalla giovane età il valore della tolleranza, della generosità e del dialogo per la risoluzione delle questioni complesse e che, quindi, le discriminazioni di ogni genere ed entità costituiscono esclusivamente una fonte di violenza. I sentimenti negativi, quali ira, invidia, gelosia e rabbia, generati da una mente infelice e in conflitto interiore, impediscono il corretto sviluppo della persona, generando nella sua sfera sociale eventi negativi e quasi sempre drammatici.
È proprio l’insegnamento diretto di Buddha, dopo la sua Illuminazione, a esortare l’individuo a «non fare il male, a fare il bene e purificare il proprio cuore»** e a contenere i sentimenti negativi, sviluppando un senso di compassione universale.

Compassione universale
Per comprendere al meglio il senso intrinseco della compassione buddhista, bisogna discostarsi dalla comune concezione occidentalistica del termine. Per il buddhismo, la compassione rappresenta il primo passo, non privo di ostacoli, lungo la via che porta all’Illuminazione e trova la sua definizione nella risposta alla domanda: «Cosa posso fare io per gli altri?».

La via al cambiamento deve basarsi sull’altruismo e sul senso di responsabilità nei confronti dell’altro, cercando di oltrepassare i sentimenti dell’odio e dell’egoismo, abbracciando l’intera vita a un livello più generale e profondo. Insito nel pensiero buddhista è l’aspetto onnicomprensivo del sentimento di compassione che, secondo le parole del Dalai Lama, deve estendersi «agli amici come ai nemici, a chi ci ama e a chi ci detesta».

Comprendere la compassione nel suo senso più ampio è l’unico modo per poter combattere gli effetti distruttivi che le emozioni negative causano e per arrivare a quello stato di beatitudine infinita che i buddhisti denominano “nirvana”.

Prassi violente
Alla luce di questi principi cardine, come possono essere spiegate guerre e sopraffazioni?
Ciò che è accaduto nel 2018 in Myanmar o la violenta guerra civile che ha dilaniato lo Sri Lanka dal 1983 al 2009 sono eventi da condannare prima e poi da additare come totale travisamento degli insegnamenti e precetti offerti da Buddha: il ricorso alla guerra è totalmente incompatibile con la filosofia buddhista, e il concetto di “guerra buddhista” è un atto scellerato da attribuire alla mente malata del singolo. Si potrebbe provare a spiegare questi casi di violenza come un forte attaccamento alla propria identità culturale e personale, derivante da una cattiva lettura e interpretazione delle Quattro Nobili Verità impartite dal Buddha, ma si finirebbe sempre per attribuirle alla persona e non ai veri principi della religione.

La donna 
è pari all’uomo…
La misoginia non trova alcun riscontro nel pensiero di Buddha: si pone addirittura come un concetto incompatibile con la sua Illuminazione e con gli insegnamenti da lui proposti. La religione buddhista, infatti, considera qualsiasi tipo di distinzione come arricchimento per la persona e l’intera società umana.
Nella costituzione del Sangha, comunità dei monaci, Buddha promosse idee nuove per la costruzione di una nuova società. Per prima cosa, eliminò la divisione in caste e promosse una democrazia che si basasse sul consenso generale, senza autorità centrale: in questo scenario, i diritti e gli interessi della donna dovevano essere promossi e rispettati al pari di quelli dell’uomo.

… e più incline alla saggezza…
«Il corpo è la base per la realizzazione della saggezza. E i corpi ordinari sia degli uomini sia delle donne sono adatti in egual misura. Ma se una donna possiede una forte ispirazione, essa è dotata di più elevate potenzialità». Così si espresse Padmasambhava, guru considerato il primo e più importante diffusore del buddhismo in Tibet. Era convinto che le donne fossero naturalmente adeguate al sentiero spirituale, possedendo qualità e potenzialità che avrebbero giovato all’intera società umana.

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Last modified on Sabato, 02 Marzo 2019 14:25

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