«Per favore, non portatemi via da qui. Non voglio andarmene. Non voglio tornare a casa!».
Queste parole sono state rivolte da un’adolescente di circa 13 anni alla responsabile del nucleo antitratta di Fortaleza, in Brasile. Il contesto era una retata in un centro di massaggi, a seguito di una denuncia. Quando la polizia fece irruzione la giovane, sfruttata sessualmente e tenuta in situazione di carcere privato, stava offrendo servizi sessuali a un agente della polizia militare. La ragazza era sfruttata sessualmente dalla padrona della casa di massaggi a causa del debito che aveva contratto per poter lavorare lì.
Era il 2009. Rimasi impressionata perché tutto sembrava normale. Normale per la ragazza essere sfruttata, perché ciò le garantiva uno standard di consumo maggiore; per questo implorava di non essere liberata. Normale per la padrona della casa di massaggi sfruttare le ragazze, perché lei garantiva loro condizioni di vita migliori di quelle che avevano a casa loro, dove erano comunque vittime di abuso e sfruttamento in condizioni di miseria; la sfruttatrice garantiva cibo, vestiti e profumi. Normale per il poliziotto abusare della sua autorità per ricevere compensi e favori illegali da minorenni. Tutto era così normale, che proprio coloro che difendevano la dignità di tante bambine e adolescenti sfruttate nel mercato del sesso sembravano essere il problema!
Sono innumerevoli nel mondo le storie di ragazze, donne, uomini, bambine e bambini che una volta riscattati dallo sfruttamento ricadono nelle trame dei trafficanti; accade per mancanza di una reale alternativa e per ferite interiori così profonde da rendere difficile il loro reinserimento sociale.
Per questo l’impegno contro la tratta deve affrontare le cause e sciogliere le pesanti catene nascoste dentro le persone, in tutte le persone, anche in noi: sono le catene che deturpano le relazioni sociali e interpersonali. Negli anni hanno permesso e giustificato la “normalizzazione” della miseria, delle disuguaglianze sociali, dello sfruttamento, degli abusi di potere degli uomini sulle donne, dei ricchi sui poveri, di chi è adulto verso i minori d’età. Le disuguaglianze nel contesto del mercato neoliberista hanno ridotto le persone a corpi da usare e sfruttare a fine di lucro.
Preghiera e riflessione sono preziose per non farci sopraffare dal vortice delle situazioni e non conformarci passivamente a letture e interpretazioni della tratta che altri propongono.
Nel XII secolo, la mistica Ildegarda di Bingen affermava: «Non possiamo vivere in un mondo che è interpretato per noi da altri. Un mondo così non è una speranza».
Preghiera e riflessione coniugano contemplazione ed esperienza, raccolgono il grido delle vittime e la speranza di chi ha ripreso vita; sciolgono le catene che abbiamo dentro.
Qui si fonda la dimensione profetica del nostro agire.