Si respirava un’aria di attesa, di speranza, di novità, anche perché il Trattato di pace (Cpa) prevedeva un referendum per l’indipendenza dal Nord della popolazione del Sud. C’erano desiderio di rigenerazione e passi concreti verso l’autodeterminazione.
Dopo decenni di guerra civile, la gente vedeva la pace a portata di mano: la sofferenza stava trasformandosi in gioia. Il Cpa aveva aperto orizzonti più sereni e attraenti per tutta la gente del Sud. Miriadi di iniziative per la pace e lo sviluppo pullulavano nel Paese.
Germogli speciali
Noi eravamo supportate dalla comunità cattolica del mondo e dalla Chiesa universale. In questo contesto denso di fermenti, di particolare rilievo è stata la nascita del progetto Solidarity with South Sudan, ancora operativo. È un progetto della vita consacrata realizzato in collaborazione con la conferenza dei vescovi cattolici e il governo sud-sudanese. I suoi albori hanno visto le suore comboniane fra gli istituti fondatori. Il progetto ha modellato un modo diverso di presenza e di missione, permeato dalla ricchezza di competenze, esperienze e risorse di oltre cento istituti religiosi femminili e maschili. Un miracolo di collaborazione per condividere i valori del Vangelo con un popolo profondamente ferito e da secoli frammentato in numerose etnie, lingue e tradizioni.
Altrettanto significativo, come strumento di aggregazione e di evangelizzazione, è stato il Catholic Radio Network, una rete radiofonica nata nel Sud del Paese e sui Monti Nuba. Avviato nel 2006 dalla Famiglia Comboniana e dalla Conferenza episcopale sudanese (Scbc) con le diocesi del Sudan meridionale, ha colto dal 2007 il grido del popolo che desiderava crescere nella solidarietà. Il progetto è tuttora operativo e dal 2016 è gestito e guidato in gran parte da personale sud-sudanese. Nonostante le ingenti difficoltà, continua a promuove unità, socializzazione ed educazione informale.
Una gioia troppo breve
Le attese e i sogni di pace si concretizzarono il 9 gennaio 2011, con lo storico referendum sull’indipendenza dal Sudan: il traboccante voto a favore divenne festa il 9 luglio 2011. Nasceva il più giovane Stato africano, la Repubblica del Sud Sudan.
La celebrazione di quel giorno fu travolgente: danze, canti, abbracci, lacrime rivestirono tutto il Paese, dalle città ai villaggi più sperduti. Ricordo che, sfinita dalle emozioni della giornata, quella notte mi è uscita soltanto una preghiera di ringraziamento al Dio della Vita e un’invocazione allo Spirito, perché ci aiutasse tutti e tutte a gestire il dono della tanto desiderata indipendenza con responsabilità, gioia e senso del bene comune. Dopo decenni di lacerante oppressione, l’indipendenza veniva accolta come un dono prezioso e al contempo fragilissimo. Finalmente eravamo sulla soglia del vivere nella pace, e il cammino si apriva bello e attraente. Purtroppo esso è stato nuovamente interrotto il 15 dicembre 2013, con inaudita violenza. Ma di questo preferisco non parlare: il dolore è troppo grande. Rimango con il sogno di Dio per gli uomini e le donne del Sud Sudan: pace, dignità e convivialità.