Nel 1975 lo Zambia era ancora in prevalenza un Paese agricolo. Nella capitale, Lusaka, la gente arrivava in massa dai villaggi sperando di trovare un lavoro meno gravoso e fare fortuna. Dal punto di vista economico, erano anni difficili.
Prima di tutto, l’educazione
In questo contesto matura l’iniziativa della Chiesa che, attraverso vari istituti religiosi, cerca di sostenere in città la fede che la gente aveva ricevuto nelle rispettive zone rurali. Noi comboniane abbiamo dato priorità all’istruzione, specialmente delle donne e delle ragazze: l’80% di loro non sapeva leggere né scrivere. Le Chiese cristiane erano punti di aggregazione, sia umana sia spirituale.
Due grandi trasformazioni
Nel 1992, il partito di opposizione ha vinto le elezioni, avviando una transizione politica senza spargimento di sangue, grazie anche al carattere pacifico della popolazione.
In quegli anni, con la fine dell’apartheid, lo Zambia ha beneficiato di investimenti dal Sudafrica: nelle miniere, nel turismo e nei centri commerciali. Chi aveva frequentato la scuola ha facilmente trovato lavoro, migliorando il proprio tenore di vita.
L’altra grande trasformazione, all’inizio di questo millennio, è coincisa con l’avvento della telefonia cellulare e la diffusione dei mezzi di comunicazione.
Non tutto è “sviluppo”
Lo Zambia di oggi è completamente diverso da quello che trovammo nel 1975.
La Chiesa cattolica è ancora viva, ma proliferano Chiese che fanno della ricchezza materiale e della vita agiata l’oggetto principale della loro predicazione. Forse anche per questo la corruzione dilaga a ogni livello.
I ricchi europei del periodo coloniale sono deceduti o rimpatriati. Fra i nuovi imprenditori ci sono anche zambiani, ma l’economia è soprattutto in mano ai cinesi: sono loro a costruire le infrastrutture del Paese, in cambio delle sue ricchezze. L’istruzione e la sanità sono decisamente migliorate rispetto al tempo del nostro arrivo, ma c’è ancora tanta povertà: una minoranza assoluta della popolazione è molto ricca e vive nel lusso, mentre la stragrande maggioranza è povera e relegata nelle periferie delle città e nelle zone rurali.
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