La “Giornata di profughi e profughe”, costrette a spostarsi per fame e violenza anche quando il mondo si ferma per la pandemia, merita grande attenzione e questa newsletter intendeva essere dedicata a loro: per conoscere la situazione e comprenderla, oltre i troppi luoghi comuni; almeno il 20 giugno, giornata che l’Onu dedica a loro.
Ma la lettera di Antonietta Potente diretta a Monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio vaticano negli Usa, è troppo urgente.
Come può un «cristiano e vescovo» schierarsi a fianco di Donald Trump contro coloro che denunciano il razzismo che uccide?
Come può lui definire «figli delle tenebre» ...
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Ogni sogno che zampilla di energia non si ferma, e non si può fermare: né con i muri, né con i blocchi navali.
Mentre i notiziari italiani sono invasi dallo scontro verbale fra Matteo Salvini, il “capitano” della Lega, e Carola Rackete, la capitana della nave Sea Watch 3, i migranti continuano a sbarcare sulle coste italiane, anche a Lampedusa. Arrivano a centinaia, ma in piccoli gruppi, su imbarcazioni minute che eludono il blocco navale.
Un paradosso che farebbe sorridere, se non avesse tragici risvolti: la morte.
Sono migliaia le vittime: quelle senza nome né volto non turbano il sonno dell’umanità, ma quando una foto rivela i corpi ...
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Durante la Guerra fredda un muro era simbolo di conflitti e zone militari, e proprio per questo veniva disapprovato dai Paesi democratici. Dagli Anni 90, e ancor più negli ultimi 10 anni, è tornato sinonimo di sicurezza e protezione. Un simbolo desiderato dai cittadini spaventati dalle minacce esterne e sfruttato dai politici.
Basti pensare alla soluzione che il Presidente americano Trump ha proposto alla Spagna per arginare il fenomeno migratorio sulle coste (dove, al contrario di Italia e Grecia, il flusso sta aumentando notevolmente nell’ultimo periodo). Una soluzione drastica, ma idealmente molto semplice: costruire un muro nel Sahara. Esattamente la stessa soluzione...
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Fa il giro del mondo la decisione del presidente Trump di uscire dagli accordi di Parigi firmati da Obama nel 2015.
La disposizione potrebbe avere gravi implicazioni per l'accordo, che si basa prevalentemente sull'impegno dei grandi inquinatori per ridurre le emissioni di gas serra che gli scienziati affermano essere alla base dello scioglimento dei ghiacciai, con conseguente innalzamento dei mari, delle siccità e delle violente tempeste. Secondo l'accordo gli Usa, i secondi produttori di Co2 dopo la Cina, si erano impegnati a ridurre entro il 2025 le proprie emissioni tra il 26 e il 28 per cento rispetto ai livelli del 2005.
L'intesa verrà abbandonata con un ritiro formale, ...
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1 giugno 2017: alla vigilia della festa della nostra Repubblica abbiamo ricevuto una triste comunicazione dal Presidente Trump sull’impegno Usa per il clima, siglato nel 2015 dal suo predecessore Barack Obama. E chissà quali altri negoziati intende avviare per "fare l'America di nuovo grande".
Era una decisione importante, perché gli Usa, insieme alla Cina, sono i più grandi produttori di gas climalteranti. Inquinano molto, e tutta la creazione ne paga le conseguenze. Anche noi.
Le pressioni affinché il presidente Usa non faccesse precipitare la più influente democrazia del mondo in un grave isolazionismo erano forti, perfino all’interno ...
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Il ministro della Sicurezza Interna Americana, John Kelly, la scorsa settimana ha emanato due nuovi decreti per diminuire drasticamente il numero dei migranti illegali nel territorio, ponendo a rischio di espulsione quasi la metà degli 11 milioni di stranieri privi di documenti che si stima vivano negli Stati Uniti.
Le nuove regole, focalizzate sul potenziamento delle misure anti immigrazione irregolare sia all’interno degli Usa, sia sulla frontiera con il Messico, prevedono esplicitamente che le pattuglie di confine e gli agenti dell'immigrazione espellano il più rapidamente possibile qualsiasi clandestino venga trovato, salvo i bambini.
In Europa, secondo gli ultimi d...
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Oltre un milione di persone, tantissime donne, molti uomini. Una marcia rosa composta da un popolo arcobaleno: rappresentanti delle comunità LGBT, donne nigeriane, mussulmane con il velo rosa sotto lo hijab e immigrati. Una protesta, quella che ha pacificamente invaso le strade di Washington – e del mondo – sabato 21 gennaio, che inizia con il voler difendere i diritti delle donne e finisce con il difendere i diritti di tutti. Tutti quelli che non si sentono rappresentati dal neo Presidente americano. Proprio contro Donald Trump, si scagliano i cartelli del lungo corteo di cappellini rosa che dalla Independence Aveneu e da Third Street arrivano fino alla Casa Bianca.
La...
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