Ci sono situazioni che tolgono vita ed entusiasmo.
Nella società e nella Chiesa avvelenano le relazioni e ammorbano l’aria, ma purtroppo non sempre esiste il coraggio di affrontarle.
Per questo l’appello alla riforma della Chiesa invocata da papa Francesco merita attenzione. È un cammino “universale” che dal 10 ottobre 2021 cerca timidamente di iniziare. Si intreccia con altri cammini, alcuni iniziati da tempo in autonomia e “dal basso”.
Il dossier è dedicato a loro: parlano donne e gruppi laicali che non aspettano il permesso della gerarchia per mettersi in ricerca. Seguono il desiderio di “far splendere” la bellezza liberante del Vangelo che il “potere gerarchico” della Chiesa sembra aver perso di vista da secoli. Come ha detto Carlo Maria Martini, «la Chiesa è rimasta indietro di duecento anni»: sfidata dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese, si è arroccata in un ripiegamento difensivo e ha ridotto sempre più il messaggio del Nazareno a un insieme di dogmi e precetti.
Al centro del Vangelo c’è la “vita”, non le pratiche religiose: per questo è incoraggiante che l’appello del papa “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” sia stato raccolto da tante persone e, in alcuni Paesi, si sia già tradotto in iniziative di ascolto profondo e inclusivo.
«Camminare insieme, laici, pastori e vescovo di Roma, è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica»: lo aveva già ammesso il Papa nel suo discorso per il 50° dell’istituzione del Sinodo dei vescovi. Era il 17 ottobre 2015.
Le pagine del dossier danno voce alla teologa Simona Segoloni, sposa e madre, coinvolta dalla Cei nella commissione di studio sulla sinodalità e dal 2021 vicepresidente del Coordinamento delle teologhe italiane, che introduce la questione femminile, e alla monaca benedettina Philippa Rath, delegata della Conferenza degli istituti religiosi al Sinodo tedesco e autrice del libro Perché Dio lo vuole (in cui 150 donne esprimono la vocazione a essere presbitere e diacone), che racconta la sua esperienza nel cammino sinodale della Chiesa tedesca. Poi ci sono le donne che in Inghilterra e Galles hanno avviato il Sinodo “Radice e ramo”: il loro cammino, iniziato nel 2020 e confluito lo scorso settembre nell’assemblea di Bristol, grazie anche a collegamenti “da remoto” ha permesso a realtà “lontane” e persino scomunicate dalla Chiesa di partecipare attivamente. «Gettiamo via ogni paura: non ci sono temi di cui non si possa parlare!», dicono le organizzatrici, e il “Testo di Bristol per la Riforma”, redatto da un folto gruppo di donne e uomini, lo conferma.
Libertà di parola e partecipazione inclusiva non sono scontate: in certi ambienti ecclesiali o, come precisa Marinella Perroni, «ecclesiastici», prevale ancora l’autocensura. Iniziative laicali di ascolto reciproco, inclusivo e “sinodale” comunque non mancano neppure nella Chiesa italiana, e il dossier le lascia intravedere.
Il desiderio di ascolto pervade anche altre pagine di questo numero di Combonifem: dalle migrazioni al creato, dalle scelte dell’Unione Europea alle sfide missionarie.
La sinodalità è molto più di un esercizio di democrazia: è un processo che ascolta in profondità e vive con responsabilità un discernimento “condiviso”, a maggioranza qualificata come quello del Concilio. Più che la pretesa di “dare istruzioni” a tutti e tutte attraverso documenti lunghi e di difficile lettura, dovrebbe dare risposta a quei “segni dei tempi” che oggi interrogano la società e la Chiesa: l’abuso di potere, la discriminazione, la corsa agli armamenti, le crescenti diseguaglianze…
“Cattolicità” non è aderire a un marchio ma avere a cuore ogni vivente.